Teatro ragazzi | La costruzione dello spettacolo come atto sociale e comunitario
Disponibile in versione Podcast a breve
Trascorrono veloci le settimane di creazione della messinscena e delle prove in cui ogni singolo elemento viene limato, perfezionato, anche eliminato se necessario.
Noi registi o animatori teatrali stimoliamo gli allievi a integrare tutti gli apprendimenti assorbiti nei mesi o anni precedenti: il corpo nello spazio, la relazione con l’altro, il personaggio, l’espressione, il gesto associato alla battuta, la memoria, il problem solving laddove ci sia un attimo di distrazione. E tanto altro ancora.
I ragazzi si aiutano gli uni con gli altri, prestandosi oggetti e indumenti o suggerendo le battute dimenticate. Lavoriamo tutti alacremente, persino i genitori sono coinvolti nel cucire l’abito adatto o dipingere un pannello della scenografia. E che dire dei docenti? Si spendono generosamente, andando oltre il proprio orario di lavoro, controllando che tutto sia perfetto, stimolando ciascuno dei loro allievi a tirar fuori il meglio di sé, a restare concentrato sull’obiettivo da raggiungere non facendosi distrarre da elementi o informazioni non pertinenti, e (anche qui) tanto altro ancora.
Lo spettacolo teatrale di una classe o un gruppo di bambini o adolescenti è quindi un vero e proprio evento comunitario, che coinvolge una piccola porzione della società per un periodo di tempo significativo, e che stimola in maniera trasversale tutti coloro che ne restano coinvolti a gioire enormemente del successo finale. Possiamo tranquillamente affermare che è un momento in cui bambini, ragazzi, genitori, nonni, registi e docenti lavorano tutti per il bene comune e quando alla performance vengono invitati anche i fratelli, gli zii e magari il dirigente scolastico, ecco che vediamo una parte significativa della società incontrarsi e trascorrere insieme un pomeriggio o una serata nella quale dominano solo emozioni positive.
Ecco. La magia del Teatro Ragazzi rende possibile tutto questo.
Ancora, forse, non ne siamo perfettamente consapevoli. Ma, chissà. Magari un giorno arriverà un ministro dell’istruzione in grado di intravedere la potenza del teatro a scuola e inserirà l’arte scenica nel programma curricolare, alla stregua di arte e musica. Sarà un bel giorno, quello. Finalmente tutte le scuole d’Italia offriranno all’età evolutiva e alle proprie comunità questa splendida esperienza.
Io ci continuo a sperare. E voi?
Commenti
Posta un commento