Teatro Ragazzi – Come entrare in scena
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Quanto ci affidiamo alla parola, alle frasi, alla verbosità nelle situazioni. E quanta poca importanza diamo al corpo, alla postura, allo sguardo, all’espressione del viso, al gesto. Perfino ragazzi ormai esperti, dopo aver compiuto apposite attività sul “corpo che parla”, si lasciano trascinare dai soliti modi di fare, dal parlare, parlare e ancora parlare.
Stiamo costruendo lo spettacolo tutti insieme. Ho affidato a ciascuno un frammento della performance, da ideare e sviluppare. Ma quale non è la mia sorpresa quando, al momento di improvvisare, la parola prende il sopravvento e l’attore o l’attrice del momento iniziano a pronunciare battute nel momento esatto in cui compiono il primo passo per entrare in scena ovvero stanno ancora sostanzialmente dietro le quinte.
Rammento loro un’attività atta a stimolare le incipienti abilità improvvisative svolta alcune settimane fa. Data la mia narrazione dell’incipit di una storia, ciascuno doveva trasformarla in entrata in scena, azione mimata, gesto e solo una volta giunto almeno a metà del palcoscenico poteva aggiungere la battuta ovvero le informazioni verbali. Per almeno metà del percorso, quindi, doveva essere il corpo a fare tutto il lavoro.
I ragazzi rievocano con facilità il lavoro svolto, e con altrettanta immediatezza lo agganciano a quel che ci serve ora per lo spettacolo. Ricominciano, riprovano. Per facilitare loro il compito, fornisco una metafora, ben consapevole di quanto a volte le immagini siano più pregnanti di molte spiegazioni. “Vedete ragazzi, l’entrata in scena è un po’ come il pan di Spagna che occorre per fare una torta. È la base dove tutto può fiorire. Poi noi ricorderemo di aver mangiato una torta alla crema o panna e fragoline di bosco, ma senza il pan di Spagna dove avremmo messo la crema o la cioccolata? Ecco, con le entrate in scena funziona proprio così. L’attore che entra con una certa postura ed espressione, non solo fornisce già importanti informazioni al pubblico (è stanco? è arrabbiato? va di fretta?) ma soprattutto si sta preparando a recitare il testo verbale, che sarà molto più pregnante e significativo laddove sia preceduto da una camminata coerente con il personaggio e il suo stato d’animo. Per questo le entrate senza parole sono così importanti. Preparano il terreno, creano aspettativa nel pubblico, permettono di svolgere la matassa senza infarcire sempre tutto solo di parole, parole e ancora parole.
Il rimando alla nostra eccessivamente verbosa società è più che evidente e non annoio oltre i miei ragazzi che hanno compreso il tutto e sono ansiosi di riprendere a recitare. Benissimo, allora. Ricominciamo, anche dieci volte se occorre.
Si va in scena.
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