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Teatro ragazzi – Come assegnare le parti dello spettacolo

Disponibile a breve anche tramite podcast

Tempo fa la mamma di una delle mie allieve, che ora frequenta la scuola secondaria, mi racconta l’esperienza di teatro che la bambina aveva avuto l’ultimo anno della scuola primaria, e si sofferma sullo spettacolo finale all’interno del quale alla ragazzina erano state assegnate pochissime battute a differenza della maggior parte dei suoi compagni. La mamma si decise a chiedere spiegazioni alla docente di teatro, la quale rispose affermando di aver lasciato liberi gli alunni di scegliere le parti che preferivano e di conseguenza alla nostra, che forse non era stata rapida come gli altri ad accaparrarsi i ruoli migliori, era capitato un personaggio che aveva solo tre battute. Ecco, questa metodologia mi sembra assurda. L’adulto di riferimento, il conduttore del laboratorio, l’insegnante di teatro non si prende la responsabilità di essere lui/lei ad assegnare le parti? Preferisce consegnare ai ragazzi questo compito? Nulla di cui meravigliarsi se poi i giovani più vivaci e intraprendenti hanno le parti migliori e i più timidi quelle peggiori. In tal modo, l’esperienza di teatro non serve assolutamente a niente, lascia le cose esattamente come sono, non opera alcun tipo di cambiamento. Fa sì che si ripropongano esattamente le stesse dinamiche e gli stessi ruoli di classe: chi è estroverso ha più spazio degli altri, chi è introverso resta in un angoletto. Inoltre l’adulto si deresponsabilizza, lascia che i bambini se la sbroglino da soli, senza educarli, ovvero accompagnarli, in alcun modo. Ma se noi fossimo in una nave nel mare in tempesta, vorremmo un capitano capace di traghettarci in un porto sicuro o qualcuno che lasci a noi il timone dicendo “ecco qua, fa’ come vuoi”? Nel corso di tutti questi anni di teatro ragazzi ho fatto anch’io molti sbagli e imparato tanto da essi. Man mano ho strutturato una metodologia composta da punti fermi per il bene dei miei allievi. Ad esempio, metto subito le cose in chiaro con il gruppo classe: sono io che assegno loro le parti, nessuno può scegliersi il ruolo che preferisce. Però, prima di iniziare, offro loro una possibilità: ciascuno può dirmi un personaggio della storia che proprio non gli piacerebbe interpretare e io rispetterò questo desiderio. Ma per tutto il resto, sono io che scelgo e decido perché ho la visione dell’intera opera e messinscena e soprattutto conosco bene i miei ragazzi: ogni parte affidata ha lo scopo di lavorare su un dato aspetto, di smussare qualche angolo troppo appuntito o al contrario far fiorire qualche talento ancora rimasto nel bocciolo. È stato ad esempio il caso di Giorgio (nome di fantasia come i successivi), tanti anni fa, al quale affidai la parte del Gatto con gli Stivali dell’omonima fiaba per stimolare l’aspetto motorio e clownesco, data la goffaggine del ragazzo. L’acquisizione di nuovi pattern, donò al bambino maggiore morbidezza e fluidità nel muoversi anche nella vita di tutti i giorni. O la protagonista della Gabbianella e il Gatto assegnata a Mara (altro nome inventato), la bambina meno considerata in classe, che spesso stava in disparte e non era “vista” da nessuno. Nel corso dello spettacolo aveva le attenzioni dei gatti, dei topi e degli altri gabbiani ed ebbe finalmente la possibilità di mostrare a tutti il suo talento diventando un pochino più interessante per l’intera classe. O quando affidai la parte di un genitore impostato, rigido e severo ad Andrea (ennesimo nome fittizio), ragazzino del tutto disorganizzato e fuori controllo, con evidenti tratti di iperattività. L’interpretazione di quel personaggio (che a lui piaceva in quanto lo rendemmo talmente rigido da diventare poi buffo e faceva quindi ridere tutti i suoi compagni) gli aveva donato uno scopo per esercitare il controllo sul suo corpo, cosa della quale era assolutamente disinteressato in tutti gli altri contesti, nonostante i rimproveri continui di genitori o insegnanti. La recitazione di un dato personaggio che incarna le tematiche che tanto spesso vengono dette a voce all’alunno, obbliga inevitabilmente il piccolo a viverle “da dentro” per il bene dell’intero spettacolo. Diviene quindi un’esigenza forte, imprescindibile che aiuta, educa e costruisce. Per questo e tanto altro ancora, il teatro ragazzi è così importante. È un’occasione di tale portata da non poter in alcun modo essere disattesa proprio da noi docenti.

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