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Teatro Ragazzi – Tutto e subito e ricerca spasmodica della gratificazione

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In un post di qualche settimana fa, mi ero trovata a riflettere sulla nostra società e quanto essa mostri chiari sintomi del Disturbo da Deficit di Attenzione e/o Iperattività, chiamato comunemente con l’acronimo angloamericano, ovvero ADHD. Approfondendo sempre più le caratteristiche di ciò che esprimono quei bambini o ragazzi che ne sono affetti, una di esse ha subito colpito il mio interesse: l’incapacità a posporre le gratificazioni, ovvero il desiderare “tutto e subito” senza riuscire in alcun modo a tollerare il tempo necessario al raggiungimento dell’oggetto o evento tanto agognato. Non solo: l’oggetto o l’evento perdono immediatamente interesse, una volta che sono stati ottenuti, e il desiderio bruciante e impellente si sposta immediatamente su qualcos’altro. È inoltre molto difficile che si riesca a compiere i sacrifici necessari per la cosa tanto ambita, come mettere da parte una piccola somma per riuscire a comprarsi una bicicletta o studiare con anticipo quel tanto da avere un pomeriggio libero e andare al cinema con gli amici.
È lampante quanto il consumismo di cui è pervasa la nostra società abbia tutto da guadagnare e nulla da perdere da un atteggiamento del genere e, senza scrupoli di sorta, sia esso stesso a proporre prodotti in quantità esorbitante, sia alle giovani generazioni che agli adulti, veicolando il messaggio che la felicità e il successo nella vita dipendano esclusivamente dal possedere l’ultimo smartphone, un’auto grande e veloce, il videogioco di cui tutti parlano e così via.
E il laboratorio teatrale? Come può, anche in minima parte, contrastare tutto ciò?
È presto detto. Il teatro può sempre fare la differenza.
Tutti i bambini e ragazzi che partecipano ai laboratori teatrali non vedono l’ora di andare in scena, di recitare in un bellissimo spettacolo, grazie al quale ottenere grandi complimenti e scroscianti applausi. Ma la strada che conduce alla performance è lunga e tortuosa, colma di costanza, tolleranza alle frustrazioni e ostacoli da superare. L’elemento maggiormente degno di nota è che tutto ciò si fa insieme, in un gruppo o una classe, nella quale si collabora e ci si aiuta l’un l’altro per il raggiungimento dell’obiettivo finale.
Venendo a una mia specifica esperienza, ecco quindi che Rebecca (nome di fantasia come i seguenti) porta nuovamente copie del testo drammaturgico ad Andrea, che aveva perduto il copione. So che Giulio si è recato a casa di Clotilde per ripetere insieme il dialogo che li coinvolge entrambi. Vedo Annalisa portare oggetti e vestiti per il personaggio di Valentina, e così via. Magari occorre riprovare una determinata scena per l’ennesima volta: tutti gli attori accettano e si dispongono a rifarla anche se vorrebbero andare avanti. Si ascoltano, fanno silenzio. Si danno consigli, essendo ciascuno spettatore (ovvero specchio) dell’altro. E dopo settimane, se non addirittura mesi di questo lavoro, ecco finalmente la gratificazione finale che attende tutti coloro che hanno lavorato così tanto per ottenerla. Ne è valsa la pena portare pazienza e aspettare. Si apre il sipario, parte la musica, si accendono le luci.
Signore e signori, si va in scena.

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