Teatro ragazzi e Calvino
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Il laboratorio teatrale svolto con bambini e ragazzi è un bellissimo percorso, è come tracciare una strada nel fitto del bosco. Durante le lezioni che si susseguono di settimana in settimana, vengono alla luce i talenti di ciascuno ma anche le piccole o grandi difficoltà che immediatamente divengono ostacoli da superare, pedane di lancio grazie alle quali si diventa sempre più bravi. Non solo: si scardinano i ruoli presenti e ben strutturati nel gruppo classe, e ciascuno può sperimentare se stesso in una nuova veste, liberandosi dalle solite caricature, il più delle volte appiccicate dagli altri con superficialità, come “la bella”, “il figo”, “il bulletto”, “il timido”, “la pettegola”, “il saccente” e “la cocca della docente”. Si può diventare altro e si può scoprire e rafforzare parti nascoste del proprio io. Ecco allora che fuoriescono coloro che si dimostrino abili nel canto o anche le rap, a organizzare il lavoro degli altri, a inventare i
dialoghi e a caratterizzare il personaggio. Questo e tanto altro ancora avviene durante il laboratorio teatrale. Ma a un certo punto arriva il momento di determinare l’argomento dello spettacolo finale. Prediligo sempre testi o tematiche importanti per i ragazzi, che parlino di loro o a loro. Quest’anno, tra gli altri, la scelta è caduta sulle Fiabe italiane di Italo Calvino. Il grande scrittore nostrano, del quale si è da poco celebrato il centenario della nascita, girò tutta l’Italia per recuperare e trascrivere le fiabe della tradizione orale, narrate dai contadini e dagli artigiani, affinché non si perdessero. Chissà se, mentre compiva questo importantissimo viaggio, immaginava che un giorno tanti bambini avrebbero lavorato proprio su alcune di queste fiabe, per trasformarle in parola viva e vibrante sulle tavole di un palcoscenico. Ma il grande lavoro svolto da Italo Calvino non è certo finito qui. Le fiabe parlano a noi e di noi. Ecco quindi che ciascun giovane attore o attrice ha ritrovato in una delle storie una parte di sé. Emma (nome di fantasia come i seguenti) ci racconta di quando ha rinunciato a una cosa per lei importante per amore di un caro amico (argomento di Pomo e Scorzo); Andrea ricorda di quella volta in cui un evento negativo che lo aveva buttato molto giù si è poi trasformato in una risorsa ineguagliabile (tema centrale de Il Vento Tramontano); Giulio non vede l’ora di narrare a tutti il giorno in cui è stato molto coraggioso, riuscendo in un’impresa giudicata impossibile da chi gli stava accanto (proprio come accade al protagonista di Qua, qua, attaccati là) e così via. Quindi fiabe che parlano di re e principesse, maghi e streghe ma anche contadini e poveri in canna, non sono poi così lontane dai ragazzi del 2024, abituati a smartphone e social media. Le opere di Calvino parlano a noi e di noi; ancora una volta, basta sedersi e ascoltare.
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