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Teatro ragazzi Didattica

 


Teatro ragazzi ennesimo miracolo

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Immaginate un bambino come ce ne sono tanti. Figlio unico di genitori separati, accentratore di tutte le attenzioni materne, giocatore incallito di Play Station e simili. Chiamiamolo Matteo.
Matteo, che in seconda classe della scuola primaria fa perdere la pazienza a tutte le sue insegnanti.
Matteo, che l’anno successivo è cresciuto in peso e altezza, quindi è perfettamente in grado di fare il bullo con i suoi compagni, specialmente i più fragili.
Matteo, che giunto al quarto anno, vorrebbe tutta l’attenzione per sé, che fa domande in continuazione, che non riesce a star seduto composto per più di trenta secondi, che non perde occasione per tirare le trecce di Angelica o sfottere Antonio, colpevole a suo dire di non sapersi ancora allacciare le scarpe.
Matteo, ormai etichettato da compagni e docenti come “quello che dà fastidio”, “quello che non ascolta”, “quello che pensa solo a disturbare”.
Matteo, infine, che con i suoi occhi grandi e il sorriso sbarazzino sembra chiedere in

Cecilia Moreschi
continuazione di non fermarci alla prima impressione. Di vedere quello che non c’è. Di credere. Ed ecco che arriva il momento della distribuzione delle parti per la messinscena e la caratterizzazione dei vari personaggi. Assegno proprio a lui un personaggio importante esattamente come agli altri, ma con una caratterizzazione fisica molto rigida (l’esatto contrario del suo corpo in perenne movimento caotico e disfunzionale), accompagnata da voce profonda ed eloquio forbito. La parte, nella sua finta serietà, fa sbellicare dalle risate tutti i compagni e suscita sincera ammirazione per il suo esecutore. Matteo ci prova gusto, impara immediatamente le battute, si esercita con la postura e la camminata. E il miracolo avviene.
Matteo è ora il primo ad arrivare nell’aula preposta alla lezione di teatro. Prepara le sedie per tutti. Chiede ai compagni di fare silenzio, altrimenti non si può iniziare. È improvvisamente più maturo, più responsabile. Gestisce i tempi di attesa con assoluta serenità, osservando attentamente la scena recitata dai compagni, felice che si avvicini il momento della propria entrata.
Ho assistito a miglioramenti come questo decine e decine di volte, eppure ancora oggi non cessano di stupirmi. Assegnare al bambino o alla bambina più disfunzionali una parte importante, ha l’insperato effetto di renderli immediatamente più consapevoli, partecipi e attenti. Mi sono chiesta tante volte il motivo di tale sorprendente risultato. Ancora non ho trovato una risposta che mi soddisfi pienamente. Forse si tratta semplicemente del riuscire a canalizzare le energie in eccesso di bambini o ragazzi troppo esuberanti, unito al credere in loro, all’andare al di là dei comportamenti oggettivamente irritanti. Al non usare lo spettacolo e quindi l’assegnazione delle parti in termini di premi o punizioni, ma con la continua ricerca della felicità di tutti e dello scovare il talento di ciascuno.
O forse è semplicemente l’ennesimo miracolo che il teatro è in grado di realizzare.

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