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Teatro ragazzi Didattica

 


Teatro ragazzi e la scoperta del talento

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Ho conosciuto Piero (nome di fantasia) due anni fa, frequentava la seconda classe della scuola primaria. All’epoca eravamo ancora in piena emergenza Covid, e nella scuola potei fare solo un breve intervento di alcune lezioni, rigorosamente a distanza e indossando la mascherina. Ciò nonostante, notai subito quel ragazzino lievemente sovrappeso, goffo, simpatico e allegro ma spesso disattento, attratto più dalle chiacchiere con una delle sue compagne che da qualsivoglia altra attività. Sulla sedia non riusciva a restare fermo e tanto meno ad assumere una postura consona. Il suo corpo sembrava fatto di gelatina, tanto gli era difficile restare con la colonna vertebrale eretta per più di qualche minuto. Non parliamo poi degli esercizi in piedi di postura e propriocezione: Piero sembrava impossibilitato ad assumere la posizione eretta con il peso su entrambe le gambe, senza compiere in continuazione micro movimenti e piccole “aggiustature”. Sembrava cercare sempre una posizione “comoda”, come se il suo corpo reclamasse a gran voce la necessità di non affaticarsi, di far lavorare gli altri, di restarsene tranquillo nella zona comfort. Tutto il contrario della maggior parte degli altri bambini della classe, vivaci, agili e scattanti, con gli occhi vispi e curiosi della nuova esperienza che avrebbero fatto. Pian piano però riesco a costruire un rapporto anche con Piero e soprattutto a fare in modo che si diverta durante il laboratorio teatrale. Lo scorso anno imposto il lavoro su ritmo, pausa, propriocezione,

Cecilia Moreschi
espressività corale e body percussion. Piero inizia a divertirsi, magari non quanto gli altri, ma lo vedo prendere coraggio e mettersi in gioco, ridendo soprattutto quando guarda i compagni recitare alcune scene esilaranti. Quest’anno decido che è arrivato il suo momento: il ragazzino ormai frequenta la quarta classe, è maturato e pronto a una bella parte cucita apposta per lui. Così gli propongo un personaggio a tratti clownesco, che fa ridere tutti, lui compreso. Ci prova gusto, vorrebbe provare e riprovare la sua parte cento volte, memorizza immediatamente le sue battute anche se sono parecchie. Ottiene grande gratificazione da parte dei suoi compagni e delle docenti, inevitabilmente la sua autostima aumenta e anche la consapevolezza di star facendo qualcosa di bello, di grande. Infatti lo osservo di sottecchi mentre provano gli altri: non chiacchiera più con la sua amichetta preferita, è attento, segue tutta la storia. Interviene con consigli e proposte. La sua postura sulla sedia è leggermente cambiata, tutto il suo corpo manifesta maggiore attenzione e sincera partecipazione. La docente mi racconta del colloquio avuto con i suoi genitori di Piero, ai quali ha consigliato di fargli continuare l’attività teatrale anche nel prossimo ciclo scolastico, visto il suo interesse (che invece è abbastanza scarso nel resto della didattica). Anche lei ha notato i miglioramenti del ragazzino ed è contenta che abbia trovato una disciplina che gli piace e nella quale esprimersi. Del resto, nella teoria delle intelligenze multiple dell’eminente psicologo statunitense Howard Gardner, troviamo proprio differenti tipologie di intelligenze e una di esse è quella che appartiene ai performer, attori e danzatori. Ecco: fra i mille motivi per i quali fare teatro a scuola è fondamentale, c’è anche questo. Fornire all’età evolutiva un altro campo nel quale scoprire e affinare i propri talenti.

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