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Teatro ragazzi e mutismo selettivo

Anche in versione Podcast

Lo scorso anno una delle bambine di una classe terza della scuola primaria dove lavoravo con il laboratorio di Teatro ragazzi mi viene presentata dalla docente come se fosse affetta da mutismo selettivo. Infatti la maestra afferma che in classe Valentina (nome di fantasia) parla pianissimo e solo con due compagne. Quando viene interrogata risponde all’orecchio di una delle due che poi ripete a voce alta all’insegnante quanto detto da Valentina. Non so se davvero la bambina sia affetta da suddetto disturbo o sia semplicemente molto timida, introversa e inibita, ma in effetti poco importano le etichette. Quel che importa è rendere il mio intervento funzionale al massimo per la crescita armoniosa.
Cerco di coinvolgerla il più possibile nelle lezioni di laboratorio soprattutto facendola lavorare con il corpo, in modo di allentare le tensioni e divertirsi sperimentando nuovi schemi motori a volte anche

Cecilia Moreschi
buffi, inusuali, spiritosi. Mi sforzo di farla ridere, insieme a tutta la classe, ovviamente, perché conosco bene i benefici effetti della risata da molteplici punti di vista.
Valentina pian piano si apre, ogni tanto riesce a parlare con me anche solo con una piccola frase. Arriva presto il momento di preparare la messinscena per lo spettacolo finale e scelgo di realizzare con questo gruppo uno spettacolo corale, nel quale gli alunni sono sempre tutti presenti in scena e realizzano alcune azioni all’unisono, anche se poi ciascuno ha anche movimenti e battute singole nel corso della performance. Il gruppo sostiene Valentina, la fa sentire protetta. Infatti la piccola riesce a pronunciare le sue battute esattamente come gli altri; magari non con voce squillante e diretta, ma non è assolutamente un problema. I ragazzi vanno in scena senza sbagliare una virgola, ricevono grandi applausi e complimenti.
Quest’anno noto la postura di Valentina più eretta, il suo sguardo si aggancia agli occhi miei e di chi parli senza sforzo, non se ne sta più rivolto verso il basso a osservare le proprie scarpe. Le spalle sono rilassate, spesso appare un sorriso sul suo viso. Bene, mi dico, allora possiamo alzare un pochino l’asticella.
Al momento di preparare lo spettacolo e assegnare i ruoli, le propongo di far parte di un gruppo di quattro attrici che interpreteranno le fate della storia. Valentina è subito contenta, forse temeva che le avrei assegnato un’entrata singola o qualcosa del genere. Ma all’interno di questo gruppo le assegno il ruolo della leader, quella che si accorge immediatamente di cosa non vada e pianifica la strategia per svelare il mistero, nonché propone la giusta punizione all’autore del misfatto. Inserisco nella loro scena tante gag divertenti, che allietano sia le attrici che il pubblico, e Valentina quindi regge senza alcuno sforzo il ruolo della guida per le altre.
Vedo la sua personalità rinforzarsi un poco, la bambina sperimenta la leadership e ne è contenta. Di certo non parla a voce alta interrompendo e surclassando i compagni, cosa che invece fanno in molti. Ma sono sicura che se qualcuno si trovasse a incontrarla oggi per la prima volta, non penserebbe mai che sia affetta da mutismo selettivo. Fra qualche mese farà lo spettacolo e sarà bravissima come tutti gli altri, ma è solo questo il risultato che conta davvero.

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