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Teatro Ragazzi: vedere gli altri

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Un pomeriggio conduco il laboratorio con alcuni preadolescenti che frequentano la prima e la seconda media. Visto che sono alcuni mesi che lavoriamo insieme, abbiamo già sperimentato il corpo, lo spazio e la voce nella relazione con l’altro in vari modi. Siamo dunque pronti a improvvisare.
Utilizzo la celebre storia di Cappuccetto Rosso come allenamento alla recitazione improvvisata. La vicenda si presta benissimo, costruita su cinque scene e altrettanti personaggi. Divido i ragazzi a coppie e chiedo loro di mettersi d’accordo su come rappresentare la prima scena, ovvero la mamma che chiede alla bambina di recarsi dalla nonna. E qui accade qualcosa che davvero non mi aspettavo.
Le quattro coppie di attori hanno avuto idee simpatiche e divertenti, gestiscono bene lo spazio e il dialogo e mantengono la tensione relativa al personaggio. Eppure, quando uno di loro (preso dall’estro del momento) inserisce un nuovo elemento nella recitazione, come uno sbadiglio o uno starnuto, l’altro prosegue per la sua strada senza prendere in alcuna considerazione il nuovo elemento appena apparso, men che meno integrarlo nella propria recitazione.
Velocemente mi rendo conto che nei brevi momenti che precedono o seguono il laboratorio ho notato spesso accadimenti in cui alcuni di loro si comportavano come se gli altri fossero pupazzi a loro disposizione, non decodificando in alcun modo i messaggi non verbali che pure arrivavano forti e chiari ai loro occhi. Vi è quindi una difficoltà a “vedere” l’altro e prendere in considerazione gli elementi inaspettati che magari farebbero deviare il nostro comportamento. Faccio velocemente loro vari esempi, come: se io ho tanta voglia di chiacchierare ma vedo Alessandra (nome di fantasia) seduta con gli occhi bassi e la mano sulla fronte, forse potrei immaginare che abbia mal di testa e quindi le mie chiacchiere potrebbero infastidirla. I miei neuroni specchio dovrebbero

Cecilia Moreschi
attivarsi facendomi immediatamente comprendere che quando ho mal di testa assumo più o meno la stessa posizione. Però è chiaro che se sono troppo presa da me stessa e considero gli altri solo come accessori, come una sorta di “pianeti satellite”, i miei neuroni specchio non saranno in grado di attivarsi e anche se lo fossero tale informazione non mi arriva forte e chiara tanto da modificare il mio comportamento (e da qui comprendiamo il perché del bullismo ovvero la non considerazione degli altri in qualità di esseri umani come noi, fino ad arrivare a spiegarci il nazismo, come esplicitato da Rizzolatti: la cultura nazista aveva fatto sì che gli ebrei fossero considerati al pari di bestie dannose e che fosse un merito umanitario annientarli).
Se invece io provo empatia nei confronti di Alessandra di conseguenza devo essere in grado di modificare il mio comportamento. Vari altri esempi investono anche il mondo degli adulti, sia docenti che genitori.
Perciò sottolineo la questione con tali parole: “Ragazzi, è proprio qui che iniziamo ad allenare la capacità di vedere gli altri, di accorgerci di quello che stanno vivendo per agire di conseguenza. Forza, ricominciamo.”
Riprendiamo l’improvvisazione di Cappuccetto Rosso, con vari altri elementi da tenere in considerazione. Ora i ragazzi devono rallentare la propria performance per darsi il tempo di notare i particolari inaspettati e tenere conto. Stanno iniziando a vedere e a integrare.
Di certo, rifletto fra me successivamente, l’estrema velocità e “lo stare sempre sul pezzo” a cui ci abituano i ritmi frenetici delle nostre metropoli, non aiutano l’osservazione, l’ascolto, il perdere tempo per la costruzione di rapporti veri e profondi.
Meno male allora che c’è il Teatro Ragazzi!

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