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Teatro ragazzi e l’importanza del pubblico

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L’elemento forse più degno di nota che ciascun attore, regista o drammaturgo deve tenere sempre presente, è che il teatro esiste solo laddove vi sia almeno una persona che agisce e una che guarda. Ergo, il teatro contiene proprio nel suo DNA la relazione fra un minimo di due individui. E non due esseri umani qualsiasi: il primo dev’essere pronto a dare qualcosa di sé, il secondo pronto a ricevere, ad ascoltare, a fare spazio dentro di sé, a mettere per un attimo da parte ciò che sta vivendo in quel preciso momento, per poter accogliere al meglio la performance che avviene davanti ai suoi occhi. Anche l’attore o l’attrice più talentuosi che abbiano provato e riprovato una determinata scena o monologo, si troveranno a eseguirla male se lo spettatore o spettatrice saranno distratti. L’attore “sente” sempre come sta il pubblico, c’è una corrente di energia che passa ininterrotta fra i due, e che può valorizzare o affossare la recitazione della commedia.
Questo è esattamente ciò che ripeto sempre ai miei

Cecilia Moreschi
ragazzi, soprattutto nel momento in cui si inizia a montare lo spettacolo. Scena per scena, coinvolgo tutti gli attori e le attrici e insieme improvvisiamo, scriviamo, cancelliamo e ricominciamo da capo. Ma è fondamentale l’apporto che loro stessi danno ai compagni laddove si trovino a essere il pubblico.
La scorsa settimana, una ragazzina doveva fare un’entrata in scena abbastanza buffa, che di certo avrebbe divertito in primis lei stessa, poi il pubblico che assisterà allo spettacolo fra qualche mese. L’azione scenica che le avevo chiesto non era semplicissima, ed Elisabetta (nome di fantasia) mostrava qualche difficoltà, iniziando a ridere di imbarazzo molto prima della conclusione. Mi accorgo che anche parecchi dei suoi compagni ridono, già immaginando l’esilarante conclusione della gag che le avevo proposto, e decido di partire da loro. Ottengo il silenzio e l’attenzione e chiedo a ogni spettatore/spettatrice di fare del suo meglio per offrire altrettanto a Elisabetta, affinché la nostra attrice potesse esprimersi al meglio delle sue possibilità e realizzare l’entrata in scena richiesta. I ragazzi comprendono immediatamente e si pongono in quella pausa attiva che rappresenta reale ascolto e spazio per l’altro. Elisabetta riesce quindi a concentrarsi. Ricomincia e esegue il pezzo ancor meglio di come lo avevo immaginato io stessa. Stupisce tutti con il suo talento, ottenendo un fragoroso applauso.  Mi complimento con lei ma subito dopo ringrazio tutti i suoi compagni. Il loro ascolto attivo le ha permesso di creare una piccola perla preziosa e donarla a ciascuno di loro.

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