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Teatro ragazzi Didattica

 


Teatro ragazzi per darsi spazio e ascoltarsi

A breve anche in versione Podcast

Un sabato pomeriggio conduco un laboratorio di Teatro Ragazzi con bambini e genitori. Mentre ci divertiamo nel gioco del “fare finta”, nel movimento tutti insieme e nelle brevi improvvisazioni singole, uno dei bambini è coinvolto solo in parte. Spesso interrompe, vorrebbe tutta la mia attenzione solo per lui, si sovrappone agli altri si verbalmente che fisicamente. In altri momenti però riesce a gestire l’attesa, a collaborare, a lasciare spazio agli amici e a divertirsi non stando sempre al centro della scena ma guardando le improvvisazioni altrui. In una occasione in cui insistentemente continuava a parlare sopra la mia voce, fermo l’attività che stavo conducendo e improvviso (esagerando) una piccola scena con una collega nella quale lei parla e io non faccio altro che interromperla. Chiedo poi ai piccoli spettatori se era piacevole ciò che hanno appena veduto e udito. Tutti i bambini affermano che era troppo rumoroso, che non si riusciva a capire niente, che le nostre voci squillanti e sovrapposte avevano dato loro un enorme fastidio. Questo aiuta a far prendere coscienza a ciascuno della necessità di parlare solo quando c’è spazio sonoro per farlo, altrimenti se lo si fa mentre sta già parlando un altro, quel che si ottiene è solo caos.
Il pomeriggio scorre veloce, ci divertiamo, ridiamo e ci esprimiamo, e alla fine ci salutiamo in un clima di grande allegria e leggerezza. Per un’ora e mezza

Cecilia Moreschi
circa, abbiamo tutti sperimentato come si possa giocare e divertirsi anche solo con il proprio corpo e la voce, senza bisogno di aggeggi elettronici a intrattenerci o farci rilassare. L’essere umano contiene già dentro di sé tutte le risorse necessarie e sufficienti a creare benessere, per se stesso e per gli altri.
Tutti iniziano a indossare i cappotti per tornare a casa. Mi si avvicina un papà e mi ringrazia soprattutto dell’aver stimolato tutti i bambini al rispetto delle regole, ovvero al darsi spazio vicendevolmente, ad ascoltarsi, a “vedersi”, ad aspettare il proprio turno. Mi confida di avere qualche difficoltà a fare lo stesso a casa, soprattutto con la sua figlia più piccola.
Ecco, rifletto fra me e me, anche a questo serve il teatro realizzato in gruppo nell’età evolutiva. A essere altro da sé, a raccontare storie e interpretare personaggi, a scoprire le immense possibilità espressivo/comunicative del corpo. Ma soprattutto a sperimentare in prima persona (e non perché un adulto lo dice a parole) quanto sia necessario prendersi il proprio spazio e allo stesso tempo saper aspettare e ascoltare, concedendo all’altro lo stesso spazio, sia fisico che sonoro. Solo così si instaurano veri rapporti di amicizia, si sviluppano le abilità sociali e soprattutto si esercita l’empatia.

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