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Teatro ragazzi Didattica

 


La scuola che vorrei

Qualche tempo fa uno dei partecipanti al laboratorio arriva all’appuntamento con me molto contrariato. Vedo le sopracciglia aggrottate, gli angoli della bocca verso il basso, lo sguardo sfuggente, la testa reclinata da un lato e appoggiata alla mano. Mi saluta con poca convinzione distogliendo subito lo sguardo. Non è difficile comprendere che qualcosa deve averlo irritato, quindi gli pongo delle domande per capire cosa sia accaduto. Con frasi appena accennate mi comunica un forte risentimento verso le sue maestre e la scuola in generale. Quindi gli chiedo quali sono i
Cecilia Moreschi
sentimenti che prova, tentando di portarlo dentro se stesso, a connettersi con il proprio stato emotivo. Ci pensa un po’, poi afferma di essere molto annoiato e stufo delle maestre. Dopo avergli permesso di dare voce a ciò che prova, fingendo che io sia la docente tanto disprezzata e riversando sulla sottoscritta tutto il suo disappunto, mi accorgo che ha sollevato la testa e mi guarda negli occhi un po’ di più. Ha tirato fuori qualche frammento del suo vissuto, trovando le parole per esprimere i suoi sentimenti. “Benissimo”, gli dico. “E ora raccontami come vorresti che fosse la tua scuola. Anzi, inventiamo proprio una storia: si chiamerà La scuola che vorrei”. Ho appena conquistato tutta la sua attenzione e la fantasia comincia a galoppare, portandolo a descrivere come dovrebbero essere i bagni, le aule, il giardino, ma soprattutto quali materie si dovrebbero insegnare. Lo spettro autistico nel quale rientra a pieno titolo, non gli permette però di ascoltare e inserire nella sua creazione anche le idee degli altri. Lo esorto quindi ad ascoltare tutti, visto che ciascuno potrebbe avere un’idea geniale in grado di rendere ancora più bella La scuola che vorrei. Dopo qualche piccola insistenza, riesco a far entrare anche gli altri interventi nella sua attività creatrice. Mi sorride, è finalmente contento. Non parla più con frasi interrotte e a bassissimo volume. La sua voce esce squillante, allegra, piena di brio. Ci salutiamo con la promessa di continuare presto il nostro racconto. Ancora una volta la fantasia ha assolto al suo compito: rendere la realtà un posto migliore nel quale vivere.

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