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Teatro ragazzi Didattica

 


Fare di più equivale a fare meglio?

Venerdì pomeriggio.
Conduco un laboratorio teatrale con 19 bambini di una quinta elementare. È la nostra prima lezione, i giovani allievi provano un insieme di emozioni esplosive: entusiasmo misto a curiosità, desiderio di mettersi alla prova condito da un pizzico di timidezza e d’imbarazzo di poter sfigurare davanti agli amici. Ma visto che l’ingrediente maggiore è proprio l’entusiasmo, iniziamo subito a “giocare al teatro”, a “fare finta”, a immaginare luoghi e situazioni.
Forse però i bambini credevano di partire chissà con quali elementi fantastici già dalla prima volta, e restano un po’ delusi quando chiedo loro di camminare semplicemente. Qualcuno proprio non ce la fa a contenere la propria energia e mentre cammina si mette a ballare, qualcun altro fa smorfie buffe in direzione dei compagni, un terzo senza rendersi conto, realizza una camminata pregna d’emozione. Li fermo, faccio in modo che si ascoltino,
Cecilia Moreschi
che si guardino. Che si concentrino dentro se stessi, e che riescano soltanto a camminare. Non c’è alcun bisogno di fare di più, nessuno ha richiesto di fare altro.
I bambini sono recettivi e sensibili, comprendono immediatamente. Camminano, e vedo i loro corpi rilassarsi impercettibilmente e godersi la passeggiata un po’ di più. Trascorso qualche minuto, inserisco un’immagine alla quale i loro corpi reagiscono subito: è una bella giornata di sole. Anche stavolta c’è chi fa troppo, chi fa una cosa incongrua, chi interpreta questa giornata di sole come si trovasse in un arido deserto senza una goccia d’acqua. Di nuovo li fermo, riflettiamo insieme. Chiedo loro di ascoltarmi e di recitare pian piano, per gradi. Di non fare troppo, di non utilizzare energie non richieste, bensì incanalarle in un’immagine anche piccola o semplice.
Di nuovo i bambini percepiscono immediatamente, si concentrano, si pongono in ascolto di se stessi, sono eccezionali.
Ma una riflessione a questo punto si fa strada in me: e se fossimo noi adulti a veicolare il messaggio che fare di più equivale a fare meglio? Che più fai e più sei bravo? Che non devi vivere l’attimo presente, fatto a volte anche di cose piccole e banali, ma essere già proiettato in ciò che arriverà dopo?

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