Teatro terapia: con le mani
Una delle prerogative del teatro, e di qualsiasi attività che abbia a che fare con l'essere umano, è la conoscenza di se stessi. Sentirsi, sentire il proprio corpo, percepirne ogni muscolo, possibilmente isolato dagli altri. Noi siamo, abitiamo, viviamo dentro il nostro corpo. Dunque, proviamo a farci un po' amicizia. Seduti in cerchio così da poterci osservare tutti negli occhi, inizio dicendo ai miei piccoli attori: dove sono le vostre mani? E mostro le mie, all'altezza del petto con i palmi rivolti verso l'esterno. Subito i bambini mi imitano, e si divertono a "tirar fuori" ciascuno le proprie mani, rendendole visibili a tutti. Partiamo dunque: mani sulle... ginocchia! E faccio seguire l'azione alle mie parole, rallentando giusto qualche secondo così da avere il tempo
di verificare se i bambini pongono le proprie mani sulle ginocchia perché sanno esattamente dove si trovano queste ultime, o solo perché stanno imitando me. Comincio toccando parti del corpo più semplici: la pancia, la testa, le spalle. Quando tutti i bambini mi seguono, comincio con i posti meno usuali. Eccoci allora tutti intenti a toccare i polpacci, a scoprire i gomiti, fare amicizia con la fronte, solleticare i lobi delle orecchie e così via.
Adesso arriva la parte divertente. Dico una cosa e ne faccio un'altra, ad esempio dico “mani sulla testa” mentre le metto sulle orecchie. I bambini devono inibire il movimento sulle orecchie, ascoltando e facendo ciò che dico, non ciò che faccio. Ecco che stiamo lavorando anche su inibizione e attenzione selettiva.
Naturalmente, quando qualcuno si confonde, ridiamo tutti fragorosamente per sdrammatizzare, e io affermo di voler fare loro degli scherzi, per questo dico una cosa e ne faccio un’altra. Andiamo avanti qualche minuto di questo passo.
Poi divido la destra dalla sinistra, chiedendo loro di lavorare con i due emisferi cerebrali, mettendo la mano destra sulla caviglia e la sinistra sulla spalla. Una volta che tutti ci sono riusciti, li stimolo a fare il contrario, mettere la sinistra sulla caviglia e la destra sulla spalla.
Ci sono poi varie versioni del gioco: il conduttore può non dire nulla e i bambini devono imitare, oppure non fare nulla ma pronunciare la richiesta, e i piccoli dovranno ascoltare, organizzarsi e toccare l’elemento in causa.
Il gioco termina quando anche ciascuno di loro ha dato un comando e ha aspettato che tutti lo eseguissero, e le posizioni delle parti del corpo, i loro nomi, non sono più un segreto per nessuno.
di verificare se i bambini pongono le proprie mani sulle ginocchia perché sanno esattamente dove si trovano queste ultime, o solo perché stanno imitando me. Comincio toccando parti del corpo più semplici: la pancia, la testa, le spalle. Quando tutti i bambini mi seguono, comincio con i posti meno usuali. Eccoci allora tutti intenti a toccare i polpacci, a scoprire i gomiti, fare amicizia con la fronte, solleticare i lobi delle orecchie e così via.
Adesso arriva la parte divertente. Dico una cosa e ne faccio un'altra, ad esempio dico “mani sulla testa” mentre le metto sulle orecchie. I bambini devono inibire il movimento sulle orecchie, ascoltando e facendo ciò che dico, non ciò che faccio. Ecco che stiamo lavorando anche su inibizione e attenzione selettiva.
Naturalmente, quando qualcuno si confonde, ridiamo tutti fragorosamente per sdrammatizzare, e io affermo di voler fare loro degli scherzi, per questo dico una cosa e ne faccio un’altra. Andiamo avanti qualche minuto di questo passo.
Poi divido la destra dalla sinistra, chiedendo loro di lavorare con i due emisferi cerebrali, mettendo la mano destra sulla caviglia e la sinistra sulla spalla. Una volta che tutti ci sono riusciti, li stimolo a fare il contrario, mettere la sinistra sulla caviglia e la destra sulla spalla.
Ci sono poi varie versioni del gioco: il conduttore può non dire nulla e i bambini devono imitare, oppure non fare nulla ma pronunciare la richiesta, e i piccoli dovranno ascoltare, organizzarsi e toccare l’elemento in causa.
Il gioco termina quando anche ciascuno di loro ha dato un comando e ha aspettato che tutti lo eseguissero, e le posizioni delle parti del corpo, i loro nomi, non sono più un segreto per nessuno.
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