Teatro terapia: osservazione esercizi e giochi
L'osservazione della realtà che ci circonda è uno degli step necessari a un completo e funzionale inserimento nel contesto in cui viviamo. Per questo uno dei giochi che propongo maggiormente ai bambini affetti da DSA o da disturbo dell'attenzione è "Osserviamo camminando la stanza in cui siamo. Ci sono tanti oggetti, tanti colori, mobili e accessori. Proviamo a guardarli con attenzione e tenerli a mente".
Dopo qualche secondo di silenzio, in cui ciascuno cammina nello spazio con gli occhi bene aperti, mi avvicino a uno dei ragazzi e all' improvviso gli chiudo gli occhi e gli faccio una domanda, per esempio su cosa c'è sul tavolo sotto la finestra. Gli altri comprendono subito che tra poco anche a loro toccherà rispondere a una domanda molto simile e pongono maggiore attenzione di prima agli oggetti
presenti sui tavoli (ora sanno perché devono osservare: per rispondere correttamente alle mie domande e non sfigurare davanti al gruppo. Quindi osservano davvero solo adesso, la motivazione aumenta e migliora la prestazione in maniera esponenziale).
Naturalmente le mie prossime domande sono di natura diversa: chiedo il colore o la quantità, non più la natura degli oggetti sui tavoli. Man mano si apre pertanto il ventaglio delle informazioni che i loro occhi guardano e la loro mente ricorda, e ora sono soddisfatti di rispondere ai miei quesiti, anche i più insidiosi.
Ci fermiamo poi a riflettere su quante domande si possono fare relative a ciò che c'è in una stanza (le forme degli oggetti, il colore, la quantità, la posizione, la funzione, la presenza o l'assenza...) e chiedo loro a cosa serve l'osservazione quando ci troviamo a recitare sul palco: a sapere se andare a destra o a sinistra, risponde Marco (come ricordo sempre, uso nomi di fantasia). A prendere gli oggetti giusti, aggiunge Jack. A mettermi nella posizione corretta, afferma Carola, che l'anno scorso si ritrovò improvvisamente di spalle senza sapere perché.
E nella vita di tutti i giorni a cosa serve l'osservazione? Ad accorgerci se stiamo per pestare la cacca di un cane, esclama Antonio ridendo. E sulle risate di tutti ci salutiamo con la promessa di continuare la prossima volta.
Dopo qualche secondo di silenzio, in cui ciascuno cammina nello spazio con gli occhi bene aperti, mi avvicino a uno dei ragazzi e all' improvviso gli chiudo gli occhi e gli faccio una domanda, per esempio su cosa c'è sul tavolo sotto la finestra. Gli altri comprendono subito che tra poco anche a loro toccherà rispondere a una domanda molto simile e pongono maggiore attenzione di prima agli oggetti
presenti sui tavoli (ora sanno perché devono osservare: per rispondere correttamente alle mie domande e non sfigurare davanti al gruppo. Quindi osservano davvero solo adesso, la motivazione aumenta e migliora la prestazione in maniera esponenziale).
Naturalmente le mie prossime domande sono di natura diversa: chiedo il colore o la quantità, non più la natura degli oggetti sui tavoli. Man mano si apre pertanto il ventaglio delle informazioni che i loro occhi guardano e la loro mente ricorda, e ora sono soddisfatti di rispondere ai miei quesiti, anche i più insidiosi.
Ci fermiamo poi a riflettere su quante domande si possono fare relative a ciò che c'è in una stanza (le forme degli oggetti, il colore, la quantità, la posizione, la funzione, la presenza o l'assenza...) e chiedo loro a cosa serve l'osservazione quando ci troviamo a recitare sul palco: a sapere se andare a destra o a sinistra, risponde Marco (come ricordo sempre, uso nomi di fantasia). A prendere gli oggetti giusti, aggiunge Jack. A mettermi nella posizione corretta, afferma Carola, che l'anno scorso si ritrovò improvvisamente di spalle senza sapere perché.
E nella vita di tutti i giorni a cosa serve l'osservazione? Ad accorgerci se stiamo per pestare la cacca di un cane, esclama Antonio ridendo. E sulle risate di tutti ci salutiamo con la promessa di continuare la prossima volta.
Commenti
Posta un commento